Sull’ILVA di Taranto

ILVALAVORATORI ILVA: DIRITTO AL SALARIO !
LAVORATORI TARANTO: DIRITTO ALL’AMBIENTE !

In coincidenza con il sequestro dello stabilimento di Taranto da parte della magistratura, per l’indagine sull’inquinamento prodotto da sempre dalla azienda, è scoppiata la “rivolta” dei lavoratori dell’ILVA e dell’indotto “per la difesa del posto di lavoro”.
E’ immediato: migliaia di lavoratori vedono insidiata l’unica propria fonte di reddito, e si mobilitano. Lo fanno, coniugando questa difesa con quella della “siderurgia nazionale” in crisi, trovando in questo la solidarietà di tutti gli altri lavoratori del gruppo. Come se lo sviluppo della siderurgia nazionale fosse prioritario, o, addirittura, alternativo, ad un risanamento ambientale, che parta dalla modifica delle tecnologie utilizzate!
E’ stato calcolato che l’ILVA a Taranto negli ultimi 10 anni ha prodotto 150 kg di emissioni nocive a persona all’anno, polveri sottili a parte, oltre ai numerosi incidenti sul lavoro. Riva, il padrone, grazie alle connivenze locali e nazionali, ha potuto continuare finora a produrre e fare profitti senza “troppe” spese, sostanzialmente indisturbato.
Oggi il centro del contendere da parte sindacale pare essere se “il necessario risanamento” debba avvenire “ad impianti fermi”, oppure “con gli impianti in movimento”, ma, comunque, a spese della collettività. A questo, la CGIL almeno aggiunge la richiesta di necessari investimenti di ambientalizzazione da parte di Riva, “come avviene in Germania”… …ed i risarcimenti?
Le esigenze di chi vive a Taranto, degli “altri” lavoratori, di non respirare anche fuori della fabbrica aria malsana, sono trattate come semplici esigenze, da compatibilizzare, al massimo, con le opposte” esigenze dei lavoratori ILVA, che consisterebbero nella competitività dell’acciaio prodotto: una contrapposizione funzionale a chi vuole che, nella sostanza, non cambi niente.
LE COSE NON STANNO COSI’!!!
Quello che una impostazione aziendalista, nazionalista, od, al massimo, “europeista”, nasconde, e cerca di mantenere oscuro, è che gli interessi dei lavoratori sono opposti a quelli di “lorsignori” (e padroni), e sono uguali per tutti, occupati o meno: consistono, in primo luogo, in un salario, che consenta loro di vivere decentemente.
Contro questa semplice aspirazione, che dovrebbe essere un diritto elementare, vengono agitati concetti, spacciati per obiettivi, come “lo sviluppo”, “la competitività”, “la coesione nazionale”, ed altre simili corbellerie! In realtà questi concetti non sono altro che gli obiettivi di lorsignori (e padroni), da sempre fatti propri dallo Stato, il quale, con le modifiche costituzionali in corso, non cerca nemmeno più di farsi credere “uguale per tutti”.
La salubrità dell’ambiente di vita è obiettivo sia dei lavoratori tarantini, che dei lavoratori dell’ILVA, che respirano la stessa aria! In questo senso, nella misura in cui la magistratura accerti effettivamente la gravità delle responsabilità di Riva & soci, non può che essere ben accetta.
Se tale accertamento ora, ed il risanamento poi, richiedessero una chiusura, temporanea, o anche definitiva, dello stabilimento, non sono certo i lavoratori a doverci rimettere, perché non è loro la responsabilità: AD ESSI VA GARANTITO INTEGRALMENTE IL SALARIO DURANTE LE FASI DI CHIUSURA !!!
Se dovesse essere permesso a Riva di non farsi carico nemmeno dei salari, dovrà pensarci lo Stato, che ne ha sempre difeso i profitti! Il punto centrale è che, invece di continuare a lasciar foraggiare dallo Stato personaggi come Riva, I LAVORATORI, UNITI, RIVENDICHINO IL SALARIO COMUNQUE, giacchè non sono loro a poter decidere se lavorare o meno !!
Se la crisi internazionale dovesse poi imporre una chiusura definitiva dello stabilimento, con eventuale fallimento di Riva, non sarà ugualmente, di certo, responsabilità dei lavoratori: CHE LO STATO NE GARANTISCA IL SALARIO, con o senza lavoro, invece di finanziare ancora Riva stesso, o qualche altro pescecane, privato o pubblico che sia !

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